lunedì, febbraio 02, 2009

Samurai Jack

Questo è il racconto di un samurai, ma non è un opera realizzata in Giappone. Eppure ha tutte le cifre stilistiche del chanbara (opere incentrate sui duelli di spada dei samurai), anche se l'ambientazione è profondamente diversa.
La storia racconta di Aku, signore delle tenebre e incarnazione del male, che appare in Giappone in un periodo imprecisato della sua storia, per conquistarlo. Il figlio del daimyou che era riuscito a scacciarlo in passato, brandendo la spada magica del padre, si prepara allo scontro col demone. Nonostante Aku sia un gigante fatto di materia oscura, immune ad ogni arma terrena e con la capacità di prendere le forme degli animali più feroci, sta per essere sconfitto dal giovane samurai. Prima di ricevere il colpo mortale, il demone apre una porta temporale e vi scaraventa il giovane, mandandolo in un remoto futuro. Alla fine del tunnel, il samurai trova un mondo distopico e desolato, dove la vita si concentra in poche megalopoli e per il resto è coperto da deserti, dove Aku è la legge. Il giovane, chiamato Jack da alcuni abitanti del luogo, cercherà di trovare il modo di tornare alla sua epoca per scongiurare la vittoria di Aku e la sua conquista del mondo.
Dicevo, l'opera ha tutte le caratteristiche del chanbara, vista l'azione veloce basata su combattimenti di spada, con la katana dell'eroe che distrugge le armate di robot-killer di Aku che, schizzando olio al posto di sangue, non sono incorsi in nessuna censura, ma hanno mostrato la classica iconografia di genere (in un episodio ad esempio, Jack è completamente ricoperto del fluido dei nemici). L'aspetto grafico è reso molto semplice dalla tecnica del masking e ricorda vagamente lo stile delle stampe ukiyo-e. La regia parcellizza l'azione, mostrandone vari momenti in split screen o passando in 16:9 o inquadrando alcuni particolari (come gli occhi del protagonista), insieme ad una musica incalzante, per aumentare la tensione. La trama è molto lineare, quasi zen, ed anche il cast si compone di pochi elementi ricorrenti, tutti gli altri compaiono solo in un episodio.
Nonostante lo spaesamento che prova, vista la differenza di ambienti e tecnologie rispetto alla sua epoca, Jack con le sue capacità, frutto di un allenamento che dura fin da quando era bambino e che lo ha fatto viaggiare in tutto il mondo allora conosciuto e incontrare varie civiltà (con qualche anacronismo, a dire il vero), è in grado di superare difficoltà incredibili e di combattere eserciti di nemici pressocchè da solo. Vari sono gli scenari, deserti, megalopoli, paludi, monti innevati, così come i nemici, robot-killer, mercenari alieni, demoni, zombie, ecc...
L'eroe continua stoicamente la ricerca del portale, aiutando i deboli e gli oppressi, mentre vaga di luogo in luogo, in rispetto della sua educazione e del bushidou.
Ci sono alcune fonti di ispirazione palesi o delle chiare citazioni: c'è l'influenza di Ronin di Frank Miller, come anche di 300, nella puntata Jack e gli Spartani, in cui dei guerrieri combattono in grande inferiorità numerica contro un'orda di robot autoriparanti. In un'altra puntata, in cui Jack ricorda il suo passato, compare un vecchio samurai che porta il figlio in una carrozzina, come Ogami Itto di Lone Wolf and Cub.
All'inizio ero un po' scettico, visto che di solito, per i non-giapponesi, è difficile rendere credibile qualcosa di così peculiare come lo spirito del samurai e di non renderlo soltanto come una caricatura. Devo dire che, invece ho percepito rispetto per la figura del guerriero giapponese e le atmosfere evocate dal racconto, mi hanno conquistato, così come la storia semplice ed essenziale, dell'eroe giusto e gentile...


Alla prossima
Faust VIII

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