Film del 2000 che poteva essere l'apripista di una serie di film di Beat Takeshi in America, o comunque fuori dal Giappone.
Yamamoto(Kitano) è uno yakuza il cui capo è stato ucciso e il cui clan è stato spazzato via. Addirittura, un suo ex compagno si unisce al clan che ha sconfitto il loro ed è stato incaricato di ucciderlo. In realtà, quest'ultimo gli ha permesso di scappare in America, dove lui si reca per stare con suo fratello Ken (Kuroudo Maki), che Yamamoto ha mandato lì per studiare.
Scoprirà che Ken è diventato uno spacciatore di droga, insieme a due suoi amici, Denny(Omar Epps) e Mo(Lombardo Boyar), e che hanno problemi con i loro fornitori, un clan della mafia messicana, che si vuole tenere quasi tutti i guadagni dello spaccio. Yamamoto ucciderà gli sgherri che li minacciavano e anche i vari sicari che manderanno loro contro per vendicarli e in men che non si dica ucciderà anche i capi del clan.
Con l'arrivo di Kato(Susumu Terajima), il suo luogotenente, Yamamoto, quasi senza accorgersene, comincia a creare un suo clan in America, che comprende giapponesi, neri e ispanici. Comincia a fare la guerra alle altre mafie, come quella cinese e a inglobare altri clan, come quello di Little Tokyo del giovane Shirase(Masaya Kato), al prezzo della morte di Kato. La "famiglia" di Yamamoto diventa sempre più potente, ma a causa dell'impulsività di Shirase che ne uccide un membro, entra in guerra contro la Mafia italiana. Comincia così una lotta senza quartiere che porterà allo sterminio dell' atipico clan di yakuza. Ken fugge e Yamamoto rimane con Denny, l'unico superstite del clan e forse il suo unico vero amico.
Il termine "fratello" viene usato con più accezioni: fratello nel senso biologico, come Ken; fratello come l'appellativo che usano a volte i neri; fratello come "aniki","fratellone", un termine usato tra gli yakuza di uno stesso clan, che sono come fratelli tra di loro. Quest'ultimo significato, però, prevale e descrive il rapporto profondo tra Yamamoto e Denny, diventato per lui più fratello di Ken.
Il film ha tutti i tratti distintivi dei film di Kitano: la yakuza, la rappresentazione estetica della violenza, le scene col mare(la "firma" che c'è in tutti i suoi film). Eppure c'è qualcosa che manca, c'è meno mordente del solito, soprattutto il montaggio non mi convince. Infatti, non lo considero un film molto riuscito, ed anche Kitano si è dichiarato non molto soddisfatto del risultato finale e infatti, non ha più diretto film fuori dal Giappone. E' stato comunque un esperimento interessante, a cui hanno lavorato due troupe, una giapponese e una americana, che hanno messo a confronto i loro modi di girare e la loro diversa concezione del cinema, ed è un peccato che Kitano non ci abbia riprovato.
Alla prossima
Faust VIII
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