Per concludere il ragionamento del precedente post, volevo solo aggiungere due piccole riflessioni:
1) Ci sono sempre i teatri- Qualcuno potra dire che i teatri sono ancora posti dove si può godere di un intrattenimento intelligente. Dipende. Ultimamente i teatri appartengono a fondazioni, spesso legati alla politica locale, e se si è invisi a quel politico/coalizione/partito spesso non ti fanno portare lo spettacolo, mettendo al tuo posto gente da lui/loro raccomandata. Questa situazione si aggrava sempre di più. Inoltre come ricorda Paolo Rossi, i giovani attori, vengono costantemente scoraggiati dal fatto che si tagliano i fondi allo spettacolo e che non conviene parlare di certi temi. Questa è la censura peggiore, perchè rischiamo una generazione di talenti inespressi per colpa delle convenienze politiche.
2) Bisogna dare al pubblico ciò che vuole- Come al solito, anche qui logiche di mercato. Per cercare di arrivare al pubblico più ampio possibile (a cui vendere la pubblicità), si devono realizzare programmi semplici, che puntino il grandangolo sulle emozioni, provocate apposta dalla produzione degli stessi programmi. Una specie di emotion porn, insomma. Reality(tra l'altro una parola che nella realtà indica il suo contrario...cos'è, 1984?), giochi a premi sono ciò che domina i palinsesti, perchè "piacciono alla gggente!". Ma come fa un produttore a sapere cosa piace a tutti?
Condannare il pubblico alla visione di queste pappine omogeneizzate, mostra un grande disprezzo nei suoi confronti. Se si avesse più stima del proprio pubblico, si oserebbe nel proporre un'idea nuova, un programma o una fiction con dialoghi brillanti e qualche messaggio o qualcosa da comunicare e si verrebbe ripagati, perchè ci sono molte persone che non aspettano altro. E poi, come diceva qualcuno, "bisogna dare al pubblico non quello che vuole, ma quello che ancora non sa di volere".
Alla prossima
Faust VIII
Nessun commento:
Posta un commento