domenica, gennaio 24, 2010

La moderna estinzione della cultura

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza."

Dante Alighieri, Divina Commedia, Ventiseiesimo canto dell'Inferno





Per parafrasare Gaber, la situazione culturale non è buona. La scuola viene rasa al suolo per via dei tagli: degli stipendi degli insegnanti, delle risorse, delle materie. Conoscere la geografia è un'optional ora che c'è internet, i palmari, i navigatori satellitari. L'economia è l'unica cosa che conta in un mondo diventato mercato. Un economia che assorbe anche la politica, l'associazionismo, la vita delle persone: esse sono cifre su uno schermo, cose di poco conto, sacrificabili.

La televisione è un deserto di pixel vuoti, che non offre la benchè minima riflessione. Telegiornali che occultano notizie, sostituendole con sceneggiate sui saldi o sulle fiere gastronomiche; programmi di approfondimento dominati da politici urlatori, che si parlano addosso e non cambiano nulla; vecchi e nuovi film superficiali ; quiz al cui confronto, i test sugli scimpanzè sono un fine esercizio di intelligenza; programmi comici placebo, che inseguono la risata di stomaco e contribuiscono ad accettare lo status quo. La satira, bestia pulciosa, è bandita. E' bandito anche un qualsiasi programma che apra uno spiraglio tra il sistema di pensiero A e il sistema di pensiero B.

Al cinema sbancano i blockbuster con effetti speciali a mille o i film stile "Natale a...". Si festeggia il successo di questi titoli come la manna dal cielo. Fanno girare l'economia. Questo è l'importante. E poi si dice "La gente almeno va al cinema". Questo mi ricorda il discorso che fanno quelli che dicono che è un bene che i giovani leggano i libri della Meyer, perchè almeno leggono qualcosa. Non sono d'accordo. E' come dire che basta nutrirsi: non conta se io mangi un buon pasto completo, preparato con ingredienti freschi o se mangi solo della melassa, mi sarò comunque nutrito. Solo che nel secondo caso starò male. Bisogna pensare, dunque, ai danni.
I danni a lungo termine che questo appiattimento culturale produce. L'italiano medio è legato ad un sistema di valori retrivi ed è portato a tentare di realizzare dei sogni altrettanto mediocri: la ricchezza ad ogni costo, avere tante donne, il SUV, le vacanze nelle località esclusive. Hanno Berlusconi come modello e sognano di diventare come lui. Sognano di diventare delle macchiette viventi.

La cultura non viene vista più come la via dell'emancipazione sociale, in un sistema dominato dalle raccomandazioni e dalle conoscenze e neanche come valore in sè, come la gemma che serve ad illuminare vite altrimenti grigie.
E' necessario che si torni a dare importanza alla cultura, all'arte, al bello, a tutto ciò che rende la vita un'esperienza profonda e che ci salva da un arido nichilismo. Tra i valori da recuperare assolutamente, per sperare nel futuro, c'è questa curiosità, questa tensione verso l'infinito, che è il bisogno di conoscenza.


Alla prossima
Faust VIII


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