Ancora oggi, il modo più comune di fare il comico è il manzai (漫才), che è grosso modo analogo al double act dei paesi anglofoni: c’è lo tsukkomi (突っ込み) che è lo straight man o “quello furbo” e il boke (ボケ) che è il funny man o stooge o “quello scemo”. Dal conflitto di queste due personalità contrapposte nasce la risata. Ai nostri occhi può apparire come comicità semplice o demenziale, che ruota attorno a tre elementi: slapstick, giochi di parole e blue humour (in tre parole, sesso e deiezioni, magari mitigato attraverso allusioni). Questi sono elementi presenti nella comicità di tutto il mondo e presenti anche in Shakespeare, dipende solo da come li presenti.
Possibili ostacoli alla fruizione di questo tipo di comicità sono le differenze linguistiche e culturali che possono essere parzialmente risolti attraverso note esplicative, ma come sappiamo, se devi spiegarla una battuta, non farà ridere come vorresti (ciò nonostante, io non credo all’impossibilità di tradurre l’umorismo che predicano alcuni).
Per approfondire, ecco un glossario della comicità giapponese
PS: Molti manzai konbi (sarebbe a dire duo di manzai) vengono da Osaka e se in un anime o drama c’è qualcuno che fa un sacco di battute, spesso e volentieri parlerà Kansai-ben (l’accento/dialetto di quella regione).
Downtown - The Study of あ / Ah
Downtown - 15 Tsukkomi
Downtown - Five Elements of Comedy
Poi ci sono anche quelli che sperimentano un po’ e fanno sketch o mini pièce teatrali
Rahmens - Japan: The Mysterious Country
(part 2)
Ah, dimenticavo che anche questo ha origine nel manzai. Sapete tutti a cosa serve, vero?
Alla prossima,
Faust VIII
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