sabato, aprile 27, 2013

Internet vietato ai gaijin

I giapponesi utilizzano molto internet. Ho letto, una volta, che la lingua più usata nei siti web è l'inglese. Al secondo posto, c'è il giapponese. Internet ha fatto del suo essere internazionale e, nello specifico, della possibilità di connettersi al sito di un Paese qualunque, da qualsiasi Paese uno dei suoi aspetti più utili. Salvo in posti dove c'è una censura sistematica del web, si può usare internet per essere in contatto con chiunque in qualsiasi parte del mondo. E' come se fossimo tutti un po' più vicini ed è uno degli aspetti che più caratterizzano la realtà contemporanea.

Ho notato però che in Giappone c'è anche una tendenza ad avere un web riservato ai soli giapponesi. E non parlo di siti di giornali in lingua o troppo specifici per suscitare interesse nei "non autoctoni". Parlo di social network che non consentono l'iscrizione ai gaijin (mixi è l'esempio più noto) o della versione giapponese di siti occidentali (ma che sono ormai usati in tutto il mondo). Insomma, in cosa è diverso l'internet giapponese?

Cominciamo dicendo che, nell'ambito dei più grandi social network, tra Facebook e Twitter, il Giappone sembra che abbia scelto Twitter. Sarà la possibilità di mantenere il controllo sulla propria privacy meglio di come fa Facebook o il fatto di concentrarsi sul mandare messaggi brevi in modo molto casual (cosa di cui i giapponesi sono fan sin da quando usavano i pocket bell -ovvero i cercapersone- e poi i cellulari, che hanno usato per navigare su internet da molto prima di noi). Tra l'altro, la natura della loro lingua permette di dire molte cose anche in 140 caratteri (1 carattere su Twitter per noi occidentali è una lettera, per un giapponese è un kana o un ideogramma e un ideogramma da solo può già essere un'intera parola. Es: per scrivera la parola "acquario" ho usato 8 caratteri, in giapponese 水族館 sono solo 3 caratteri. Chiaro?)

Il Facebook giapponese è, senza dubbio, mixi. E qui cominciano le dolenti note. Su mixi si possono scrivere dei post tipo blog/diario personale e condividerli coi propri amici (ma anche foto, chattare, c'è una funzione calendario, etc). Il problema è che per accedere c'è bisogno dell'email di un cellulare giapponese, pressocché impossibile da ottenere per un gaijin fuori dal Giappone. Non è stato sempre così. La ragione che danno quelli di mixi è che hanno deciso di fare così per scongiurare attacchi di hacker e truffe telematiche. Lo stesso dicasi per Gree.

Anche i giapponesi usano Youtube, ma hanno pure Nico Nico Douga. Come Youtube, ma con qualche funzione in più. Adesso è facile isciversi anche per i gaijin tramite la versione in inglese.

In quanto ai motori di ricerca, Google non ha ancora soppiantato Yahoo.co.jp, che porta avanti ancora l'idea, da noi ritenuta superata, di portale.

Forse, una delle ragioni per cui Facebook non ha avuto tanto successo, almeno inizialmente in Giappone, è che l'anonimato è ancora ritenuto un fattore importante nel Paese del Sol Levante. Per questo siti come 2chan (una sorta di forum con un enorme community) hanno ancora parecchio successo.

Sapete cos'è DeviantArt? Allora non vi sfuggirà il concetto alla base di Pixiv. Dicono che ne faranno anche una versione internazionale.

E per quanto riguarda Skype? C'è una versione nipponica anche di quello: Line (powered by Naver), che, a differenza di Skype e Whatsapp permette di chattare ed effettuare chiamate (con altri utenti Line) in modo gratuito.

Non so come si evolverà il web nipponico, ma sono curioso di vedere se si aprirà un po' di più al resto del mondo.


Alla prossima
Faust VIII

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